Di Pietro: per il 2023 vogliamo un nuovo patto sociale per gli agenti di commercio


Di Pietro: per il 2023 vogliamo un nuovo patto sociale per gli agenti di commercio

Autore: Electomagazine

Da troppo tempo oramai i partiti politici, ma anche i sindacati, difettano di programmi a lungo termine: si ragiona, si legifera, si approntano programmi solo per il contingente, il futuro lo si vive alla giornata, non si progetta, non si legifera per le generazioni future, l’usa e getta è entrato anche nell’uso delle norme. Al momento ci interessa solo il pensiero di chi è deputato a tutelare i lavoratori, siano essi dipendenti, siano essi autonomi e, nel nostro caso, gli agenti di commercio. 

Anche qui, le Associazioni vivono solo di quotidiano, si sostiene solo tutto ciò che è populista, ovvero tocca la pancia di ognuno di noi; poco interessa il futuro, non importa mediare sui valori di solidarietà fra i lavoratori, il concetto di equità viene confuso con quello di eguaglianza, si guarda esclusivamente al proprio interesse puntando sulla demagogia. Non si appartiene più ad un gruppo dove si condividono ideali, scelte, progetti; si è solo tifosi del proprio gruppo, e come ogni tifoso la decisione arbitrale è accettata solo se favorisce la propria squadra. 

Tutto ciò provoca un rigetto verso le varie associazioni, una diffidenza verso chi è chiamato a rappresentarci additandoli non come propri paladini ma, come una casta che occorre combattere.

E’ innegabile che in questo paese i modelli di “furbizia” e di opportunismo, non mancano, complice le leggi permissive, i giudici corrotti e compiacenti ed avvocati senza scrupoli. Eppure, come in tutti i settori, le persone che operano con onestà, rappresentano la quasi totalità dei vari organismi, e sono questi i modelli che devono rappresentarci, quelli ai quali dovremmo dare il nostro appoggio sia morale che materiale. 

Se non invertiamo questo percorso insensato di sfiducia e di acredine verso i sindacati, si rischia di provocarne uno sfaldamento che va a vantaggio solo ed esclusivamente delle nostre controparti che già hanno troppo potere ma rischiamo di fornir loro ulteriori motivi per rinforzarsi ulteriormente per mancanza di contrasto.

Certo, anche i sindacati devono fare la loro parte, è necessario riconquistare fiducia ma nello stesso tempo è importante dare fiducia, è indispensabile avvicinarsi di più agli agenti, non sono sufficienti social radio o webinar, anzi, spesso sono controproducenti. In molti casi manca un moderatore che possa regolare lo scambio di idee oppure il moderatore censura le voci di dissenso, o si danno false informazioni ad hoc, le cosiddette fake news.

In tutti i casi è il dialogo che viene a mancare, la dialettica è indispensabile per la crescita socioculturale e la comprensione delle vere necessità. I campioni presenti sui social, seppure nutriti, non rappresentano tutto il mondo dell’agenzia ma solo una parte infinitesimale, mentre occorrerebbe dar voce, confrontarsi con la massa assente. Occorre tornare alla partecipazione attiva, solo così si potrà avere il riconoscimento delle rappresentanze e queste potranno ricondurre il sindacato ad una nuova e più moderna concertazione.  

Occorrerebbe porre l’accento sull’economia, sulla distribuzione, sulle nuove esigenze sociali, sulla funzione dell’agente in questo nuovo assetto socioeconomico dove la crescita dell’e-commerce è galoppante, ma in tutto questo dovrebbero essere di supporto i sindacati datoriali (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Confapi) i quali dovrebbero offrire ai loro aderenti nuovi indirizzi di marketing, nuovi sistemi commerciali.

Solo così si potrà porre un freno alla crescita delle vendite internet. Fin quando un cittadino potrà ordinare stando comodamente seduto allo stesso prezzo del negozio, ma spesso a meno, ricevere a casa l’articolo prescelto nel giro di 24 ore, decidere se tenerlo o meno avendo 30 gg di tempo, rispedirlo a spese del destinatario ed ottenerne il rimborso totale, difficilmente il commerciante potrà competere con questo sistema.

Il metodo commerciale tradizionale è datato, non si sostituiscono gli articoli acquistati, mai viene reso il denaro, duemila difficoltà per la eventuale sostituzione, orari o giorni prestabiliti, subire l’interrogatorio del perché e per come lo si vuole cambiare, tutto ciò non aiuta. 

Occorrerebbe una nuova piattaforma unitaria tra tutte le parti sociali, sia dei lavoratori che datoriali, una piattaforma che individui nuove strategie per un modello di società organico e solidale dove l’imprenditore, come affermava Olivetti, non deve guardare solo l’indice dei profitti ma deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia.

«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? (…) In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore».

Sembrerebbero concetti banali, molto semplici, se distribuisci ricchezza gira una maggiore quantità di denaro da utilizzare per soddisfare ulteriori bisogni o anche sfizi, tutto ciò crea un circolo virtuoso che produce ancora più ricchezza. Ma si ha l’impressione che tutto ciò sia di difficile comprensione, il comportamento dei nostri “imprenditori” ricorda quello dei Baroni calabresi i quali pur di non assumere nuova manovalanza e pagarla meglio, rifiutavano di guadagnare di più installando i frantoi oleari preferendo la produzione dell’olio lampante.

Per poter attuare ciò è però necessario un protagonismo, una nuova adesione al sindacato, una nuova presa di coscienza dei propri diritti e dei propri doveri. Troppi agenti si ritengono dipendenti delle loro mandanti e troppe mandanti pensano di trattare i propri agenti come dipendenti. Occorre prendere coscienza del proprio ruolo.  E’ necessario un nuovo protagonismo per ridare futuro alla categoria e riconquistare dignità e partecipazione.     

 Questo è il momento di riaffermare solidarietà, partecipazione, dialogo, formazione, e tutto ciò può essere attuato solo riaggregandosi intorno alla propria associazione di categoria. Ma tutto ciò non è sufficiente, è necessario riaggregare le varie sigle sindacali che abbiano gli stessi scopi, gli stessi interessi, uscendo dal proprio isolamento, dai propri piccoli centri di potere, tornando a fare solo gli interessi della categoria.

Il declino politico culturale dei nostri parlamentari, dei dirigenti sindacali, della classe imprenditoriale fatta di soli arrivisti ha portato ad una riduzione dei diritti anche degli agenti di commercio. A livello normativo in materia di agenzia siamo ancora il paese più avanzato del mondo, ma è l’interpretazione di queste norme, è la loro applicazione da parte delle imprese che sta mettendo in serio pericolo  questo primato. Solo con una seria concertazione tra sindacati datoriali e degli agenti possiamo evitare contenziosi colossali che sono a discapito di tutti, sia dell’agente che della mandante e tornare ad essere i Principi dell’economia

Il nostro sindacato, l’USARCI, ha iniziato il nuovo anno operando su più fronti: quello previdenziale per assicurare una migliore pensione all’agente; quello assistenziale, per essere di supporto anche economico in alcuni momenti della vita dell’agente; quello contrattuale per garantire maggiori diritti; ed infine su quello fiscale dando rilevanza all’adeguamento della deduzione del costo della vettura, ed al costo del carburante che ha raggiunto costi non più sostenibili.

Proprio su questo tema abbiamo contatti con parlamentari per cercare di ottenere dei bonus sul carburante come quello che già godono i camionisti e stiamo mettendo in atto strumenti di protesta più diretti.


Fonte Electomagazine