Via delle Sette Chiese, 144 - 00145 Roma
800 616 191
info.agenti@usarci.it

Il vino cambia. Devono cambiare anche vendita e comunicazione

Il vino cambia. Devono cambiare anche vendita e comunicazione

Il mondo del vino è in continua trasformazione, sempre più veloce. Dunque deve cambiare anche il modo di comunicarlo e di venderlo. Anche perché il vino è sotto attacco da parte di salutisti politicamente corretti e dei sostenitori del mondo uniformato che odia le culture dei singoli territori.

Al Salone del Vino alcuni esperti hanno provato ad indicare le strade alternative a questa offensiva woke anche sulle tavole degli appassionati del buon bere. Incalzati da Carlo Alberto Romagnoli, avvocato junior partner Leading Law e con un master in foodlaw. A lui ha risposto innanzitutto Giovanna Garesio, produttrice dei grandi rossi piemontesi (Barolo e Barbaresco, soprattutto) ma anche di Alta Langa nella sua azienda di Serralunga d’Alba. Ed è una risposta di qualità, di passione, di cultura e di tradizione. Ma senza paura delle tecnologie, purché davvero utili. Ed ancor meno paura di affrontare i mercati internazionali che assorbono la stragrande maggioranza dei grandi rossi del Piemonte. D’altronde Barolo e Barbaresco non stanno incontrando le difficoltà che devono affrontare altri vini rossi italiani alle prese con consumatori che, a fronte di temperature sempre più elevate, cercano vini passati nel frigorifero.

Ma le tecnologie non spaventano neppure gli agenti di commercio. Lo ha assicurato Antonello Marzolla, segretario generale Usarci, il sindacato del settore. Anche perché, a suo avviso, il consumatore finale non acquista a caso i vini sulle piattaforme online. La scelta del vino, nella realtà, non è condizionata dall’onanismo intellettuale degli esperti che scrivono di retrogusto di cuoio, di sentori di frutti rossi o di fiori bianchi. Ma si sceglie un vino sulla base del prezzo e, semplicemente, sulla base di una differenza: piace o non piace.

Il lavoro degli agenti di commercio diventa quello di conoscere il vino che si va a proporre per poi far comprendere le qualità a ristoratori o gestori di enoteche.

Il problema, il vero problema, è rappresentato dal futuro. Dalla capacità di coinvolgere le nuove generazioni, di rispondere alla comunicazione faziosa dei globalisti. Facendo apprezzare il sapore del vino, ma anche facendo apprezzare tutto ciò che sta alla base della produzione del vino: uomini e donne, tradizioni, cultura, storia. E tanto amore per la propria terra.

Fonte Electomagazine