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Agenti di commercio affari in crescita, ma è crisi di vocazioni

Agenti di commercio affari in crescita, ma è crisi di vocazioni

Autore: Francesco Antonioli
Tratto da: Repubblica - Ed. Piemonte - 10/02/2020
Riportiamo l'articolo pubblicato sulla Repubblica lo scorso 10/02/2020 (Ed. Piemonte - pag.9)
Agenti di commercio affari in crescita Ma è crisi di vocazioni 

Over 50, diplomato, lavora da solo: ecco l'identikit del professionista Il 70% prevede business in aumento: "Eppure ci sono pochi giovani" 

di Francesco Antonioli  

Gli agenti di commercio intermediano il 70% del Pil, che in Italia vale circa 1.725 miliardi e in Piemonte intorno ai 132 miliardi di euro.
Così sostiene un report sull'identikit professionale della categoria, da poco sulla scrivania di Antonello Marzolla, 58 anni, segretario dell'Usarci (Unione sindacati agenti e rappresentanti commercio) dal 2001.
Un esercito di professionisti - 23mila in regione, circa 12mila solo a Torino su un totale nazionale di 220mila - che ogni giorno viaggia in lungo e in largo, battendo città e paesi. Il 57% percorre dai 25mila ai 50mila chilometri ogni anno, il 25% dai 50mila ai 75mila. Motorizzati diesel, ovviamente. Ma chi non possiede un euro 6 - con i blocchi del traffico in aumento - inizia ad avere serie difficoltà: un'auto ibrida o elettrica non conviene. 
Marzolla allarga le braccia: «Perdiamo professionisti, ci sono pochi giovani, che magari fanno gli agenti per cinque o sei anni, formandosi e poi facendosi assumere altrove. Ma restiamo fondamentali per l'economia».
C'è chi lavora per una impresa commerciale (36%), chi per una grande azienda industriale (24%) o per Pmi (17%). C'è chi rappresenta aziende di servizi o è consulente finanziario. Il 78% lavora come ditta individuale, il 10% per società di persone, il 6% in società di capitali, gli altri in imprese familiari. Circa il 70% ha tra i 50 e i 70 anni, un quarto tra i 33 e 49. Composito il grado di istruzione: il 13% ha la licenza media, il 73% un diploma, il 10% la laurea. 11 60% degli agenti è in attività da più di 20 anni, il 27% da almeno dieci; percentuali diverse per i consulenti finanziari (il 53% lo è da oltre 20 anni, il 30% da 10).
Il 2019 non è stato un anno bellissimo (solo il 60% sostiene di avere leggermente aumentato l'attività). Il 2020 pare avviato meglio: il 90% dei consulenti finanziari e oltre il 70% degli agenti si aspettano un incremento del volume d'affari.
L'avvento del digitale? Dal report emerge una richiesta curiosa, ma con una sua logica: le grandi compagnie del mondo hi-tech e i portali di commercio online dovrebbero versare un contributo in favore dell'Enasarco (l'ente di previdenza del settore), poiché «di fatto sono essi stessi agenti di commercio».
Bisognerà spiegarlo al legislatore e a mister Bezos di Amazon. «Comunque vada, anche le frontiere più avanzate delle tecnologie debbono passare da noi - incalza Antonello Marzolla dal quartier generale di corso Montevecchio a Torino -. 
Lo sa? Da qualche anno esiste una convenzione tra noi e l'incubatore del Politecnico I3p. Ci chiedono di creare la rete vendita per nuovi prodotti delle startup. Bene, li mettiamo a confronto con i nostri agenti con la migliore esperienza, che valutano, fiutano, suggeriscono, bocciano. "Questo lo potete vendere tranquilli", "questo manco per idea"». Qualcuno non ascolta, qualcuno sì. Lettini ipertecnologici pensati per la sanità pubblica, per esempio, sono stati dirottati con successo verso spa e centri estetici con un buon meccanismo di affitto o di leasing. 
Sullo sfondo incombono le elezioni per rinnovare la governance dell'ente previdenziale di categoria, un patrimonio di quasi 8 miliardi di euro. Tredici giorni di voto online, tra il 17 e il 30 di aprile prossimi. 
Marzolla ha deciso di candidarsi, guidando una delle sette liste in campo: "Solo agenti in Enasarco”. 
Come mai? «Serve un "risorgimento" degli agenti di commercio - risponde -: possiamo essere i migliori alleati del made in Italy. Ma non dobbiamo svenderci a fondi stranieri che magari vengono a far razzia delle nostre migliori aziende. Ecco, serve un forte ruolo sociale dell'Enasarco. Ci sono tanti problemi ancora irrisolti: la deducibilità dell'auto, la possibilità della doppia patente professionale, le provvigioni anche sulle vendite provenienti dall'e-com, una sanità integrativa efficiente. L'Enasarco non è solo un ente di previdenza, è un soggetto ad alto peso specifico cui affidare il compito di interloquire, in accordo con le sigle sindacali, con le istituzioni e la politica. 
Ne sono convinto, e la nostra indagine lo conferma: siamo indispensabili per un riscatto del sistema Paese».