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Che fine hanno fatto gli Accordi Economici Collettivi (AA.EE.CC.) degli agenti di commercio ?

Che fine hanno fatto gli Accordi Economici Collettivi (AA.EE.CC.) degli agenti di commercio ?

Autore: ElectoMagazine - Enrico Toselli

Che fine hanno fatto gli accordi economici collettivi, AA.EE.CC.? Eppure rappresentano quel complesso di regole e norme che disciplinano l’attività dell’agente di commercio, le indennità di fine rapporto, e le relazioni comportamentali con le case mandanti.

 “L’A.E.C. del settore commercio – spiega Giovanni Di Pietro, presidente Usarci – è fermo al palo, è ormai scaduto da oltre 10 anni nonostante i grandi cambiamenti della distribuzione, dall’incremento sempre maggiore dell’e-commerce, dal rapporto sempre più conflittuale tra agenti e case mandanti”. “Nonostante tutto ciò – prosegue –  sono ancora in vigore condizioni aberranti per la categoria. Basti pensare alla facoltà per le case mandanti di poter variare insindacabilmente, e senza alcuna giustificazione, il contenuto economico del contratto, riducendo fino al 20% le provvigioni che l’agente avrebbe percepito nell’anno precedente e senza che il lavoratore possa eccepire alcunché”.

Ma è accettabile una situazione di questo tipo?
“Questa è una condizione illogica, irrazionale, inconcepibile, che viene molto spesso usata come condizione per far si che l’agente sia costretto a risolvere volontariamente il contratto perdendo così tutte le indennità ad eccezione del Firr, con la speranza che sia stato versato all’Enasarco”.

Una anomalia assurda “Non esiste – assicura Di Pietro –  nessuna altra tipologia di lavoratori che sia sottoposta ad un simile balzello senza che l’agente possa eccepire e rivendicare alcunché.
Tutto ciò accade all’agente di Commercio che rappresenta aziende non produttrici, aziende che commercializzano i loro prodotti.
Ciò è una vera e propria oscenità, nessuno potrebbe arrogarsi il diritto di modificare unilateralmente un contratto di lavoro”.
Si potrebbe però obiettare che  l’agente non è un salariato, non è un lavoratore dipendente, ma un lavoratore autonomo.

“Tutto giusto, ma come classifichereste un lavoratore che troppo spesso si trova in una condizione peggiore di un dipendente, ed a cui viene imposto il monomandato anche se il contratto prevede il plurimandato, che è costretto a rapportini giornalieri, cosa peraltro vietata dalle norme, ad effettuare visite preordinate, a servirsi di un CRM, programma gestionale fornito dall’azienda, che lo controlla passo dopo passo, oltre ad imporre condizioni economiche che non consentono di percepire somme che superino le 30 mila euro lordi l’anno, somma che detratte spese e tasse non raggiungono le 10 mila euro nette? Tutto ciò ha un solo nome: sfruttamento”.
E’ pur vero che anche l’AEC del settore industriale è ormai scaduto da cinque anni, e non vi è alcun sentore circa l’inizio delle trattative per il rinnovo,  “ma almeno questo limita la variazione insindacabile al 5% del valore delle provvigioni, anche se questa percentuale è tutt’altro che insignificante”.

Ma di fronte agli accordi scaduti non succede nulla?
“Negli ultimi due anni vi sono stati solo incontri intersindacali tra le associazioni di sola parte agente, nessun approccio con le controparti, e tutto ciò è stato giustificato delle note vicissitudini Enasarco, traversie che meriterebbero un libro a parte, ma ora che sembrerebbe ahimè tutto definito all’interno della fondazione, cosa si attende? Qual è oggi la motivazione che ostacolerebbe la ripresa delle trattative?”.

Non c’è una mobilitazione di tutti i sindacati?
“Non di tutti. Ma è ammissibile che alcuni sindacati o associazioni di categoria si professino difensori degli agenti mentre tacciono su tali argomenti, non profferiscono parola per la ripresa delle trattative? Qual è il loro timore? Dov’è finita la tutela della categoria da parte di queste associazioni?”.

Fonte ElectoMagazine - Autore Enrico Toselli