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Juve, processo per manovra stipendi: nuovo caso dopo plusvalenze

Juve, processo per manovra stipendi: nuovo caso dopo plusvalenze

(Adnkronos) - La procura federale della Figc ha deferito la Juventus nell'inchiesta relativa alla cosiddetta 'manovra stipendi', vale a dire la gestione degli ingaggi in rapporto ai bilanci nelle stagioni condizionate dal covid, ai rapporti con alcuni agenti e alle partnership con una serie di club. La Juve va incontro quindi ad un nuovo processo sportivo, verosimilmente a giugno, dopo quello relativo al caso plusvalenze che sta per tornare davanti alla Corte d'appello Figc. Entrambi i procedimenti sono legati all'inchiesta condotta dalla procura di Torino sui conti del club. La Juve rischia una nuova penalizzazione per il caso plusvalenze - va rimodulata l'iniziale sentenza che ha portato al -15 attualmente congelato - e, in teoria, potrebbe essere sanzionata anche per la 'manovra stipendi'.  

Il Procuratore Federale Giuseppe Chinè ha deferito la Juventus per responsabilità oggettiva al Tribunale Federale Nazionale – Sezione Disciplinare in base all'art. 6, comma 1 e 2, del Codice di Giustizia Sportiva "per gli atti e comportamenti posti in essere dai propri dirigenti: vengono chiamati in causa gli ex vertici del club, a partire dall'ex presidente Andrea Agnelli. Agli ex dirigenti - Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti e Stefano Braghin - viene contestata la violazione dell’art. 4, comma 1 - relativo alla slealtà sportiva - "per diversi atti e comportamenti relativi a 4 diversi aspetti oggetto dell’indagine: la manovra stipendi stagione 2019-20; quella per la stagione 2020-21; il filone agenti; i rapporti di partnership con altri club". 

La prima manovra stipendi riguarda la stagione 2019-20. Agnelli e Paratici avrebbero depositato presso la Lega Serie A gli accordi di riduzione di 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 21 calciatori e dell’allenatore dell'epoca, Maurizio Sarri, omettendo di depositare gli accordi economici di integrazione ovvero di recupero di 3 delle 4 mensilità rinunciate (aprile, maggio, giugno 2020) già conclusi con i medesimi calciatori e con l’allenatore, "nella consapevolezza che gli accordi economici contenenti le integrazioni stipendiali per il recupero delle mensilità rinunciate sarebbero stati depositati dopo il 30.6.2020, ovvero dopo la chiusura dell’esercizio contabile al 30.06.2020, come poi effettivamente accaduto". 

La stessa violazione, e in questo caso tra i dirigenti indagati c’è anche Pavel Nedved, è contestata per la stagione 2020-21: nel mirino 4 mensilità (marzo, aprile, maggio e giugno 2020) di 17 calciatori "nella consapevolezza che non vi sarebbe stata alcuna riduzione stipendiale effettiva, in quanto i medesimi importi sarebbero stati riconosciuti agli stessi calciatori (circostanza poi non verificatasi soltanto per Dybala e Cristiano Ronaldo) nelle stagioni sportive successive, così come già concordato fra le parti attraverso scritture private non riportate su moduli federali (le c.d. side letter). Circostanza poi effettivamente verificatasi attraverso il deposito, successivamente al 30.6.2021, data di chiusura dell’esercizio contabile 2021 (salvo che per Arthur Melo, il quale ha percepito gli importi stipendiali rinunciati nella stagione 2022/23 a titolo di incentivo all’esodo) di accordi economici di integrazione stipendiale". Con questa manovra, la Juve avrebbe mirato a spostare "negli esercizi successivi (2022 e, per alcuni, anche 2023) i costi correlati agli importi rinunciati dai calciatori prima del 30.06.2021, con ciò peraltro violando il principio contabile di competenza economica e, dunque, in tal modo violando il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A, in punto di equilibrio economico finanziario". 

Tra il 2015 e il 2022, secondo la Procura il club avrebbe remunerato agenti sportivi per operazioni di trasferimento di calciatori in assenza di una reale attività di intermediazione dell’agente. La società si sarebbe avvalsa, in relazione al trasferimento di alcuni calciatori, di un agente sportivo senza alcun conferimento di mandato. In altri casi avrebbe conferito un mandato “fittizio/non veritiero” ad un altro agente o ancora avrebbe remunerato un agente con un corrispettivo in assenza di una reale attività di intermediazione con l'obiettivo di compensare e sanare debiti nei confronti dell’agente per la trattativa di un altro calciatore all’epoca dei fatti minorenne o “giovane di serie” (per il quale quindi non poteva essere pattuito alcun corrispettivo). 

La Juve avrebbe "trattato, sottoscritto o comunque pattuito" con Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Bologna e Cagliari accordi confidenziali per operazioni di mercato relative "all’acquisto e/o alla cessione e/o al riscatto di calciatori, senza provvedere al deposito della relativa modulistica federale presso la Lega di Serie A e/o provvedendo a depositare modulistica federale recante pattuizioni in tutto o in parte diverse da quelle effettivamente concluse". Secondo la procura, la Juve avrebbe tenuto "una condotta di palese elusione della normativa federale che, per ragioni di trasparenza, impone di dare adeguata evidenza agli accordi aventi ad oggetto il trasferimento dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori". Le posizioni dei club e dei rispettivi dirigenti che hanno realizzato tali rapporti con la Juventus saranno valutate all’esito delle ulteriori indagini in corso nelle varie città.